Pievebovigliana

 Un libro sulle “cicogne” o “erri”, cioè sui ferri sporgenti ai lati delle finestre, quasi sempre presenti nelle abitazioni e nelle costruzioni dell’età medievale, potrebbe apparire, ad un lettore distratto, un volume bizzarro e singolare, destinato a suscitare esclusivamente l’attenzione di eruditi e studiosi. In realtà, questi supporti, particolarmente diffusi nell’Italia centrale dei secoli XIV e XV, si rivelano degli “oggetti” di grande interesse dai quali intraprendere un innovativo percorso, non solo sul fronte della storia dell’arte e dell’architettura, ma anche per leggere in maniera insolita un determinato territorio. Sull’argomento, infatti, c’è un sostanziale vuoto storiografico: non esistono studi specifici sulle “cicogne” o “erri”, a seconda della terminologia che si riscontra nei diversi contesti territoriali, mentre ignota è anche la loro esatta funzione, nonostante quest’ultima sia da collegare alla necessità di proteggere le finestre, non ancora dotate di vetri. Ragionare intorno a questi supporti in ferro, ma spesso anche di pietra, significa, quindi, offrire al pubblico degli specialisti, ma non solo, un contributo conoscitivo di grande importanza, soprattutto se si tiene conto della loro significativa e ricorrente presenza nell’iconografia pittorica del periodo rinascimentale e la loro capacità di sopravvivere nei secoli, fino ad oggi. Non a caso, tra Otto e Novecento, sulla scia del revival neo-gotico, le cicogne tornano a decorare gli edifici progettati secondo il gusto medievale, proprio per esaltare tale dimensione e renderla il più possibile verosimile. Attraverso un’accurata rassegna di fotografie ed una sapiente selezione di opere pittoriche del tardo medioevo, nel volume trovano spazio tutte le diverse forme e tipologie degli erri, nel tentativo di individuare, con precisione, il loro significato, decorativo oppure funzionale, ma sempre in sintonia con l’insieme delle soluzioni ornamentali di ogni singola architettura. Tale rassegna riguarda essenzialmente le Marche e l’Umbria: è proprio in quest’area, infatti, soprattutto lungo la dorsale appenninica, che si assiste ad una significativa concentrazione di cicogne, in grado di caratterizzare lo stesso paesaggio architettonico di tutti i centri abitati, dai più grandi ai più piccoli. In questo scenario, Pievebovigliana, con il suo territorio, costituisce una sorta di unicum di grande valore. Fin dall’antichità, infatti, intorno al monte San Savino, che sovrasta il capoluogo, sono sorte numerose fornaci per laterizi, alimentate dalla particolare argilla del luogo e dall’abbondanza di legname. Questa particolare attività, nelle sue forme artigianali tradizionali, è sopravvissuta fino agli anni Cinquanta del Novecento ed ha contribuito alla diffusione ed alla lavorazione, non solo di mattoni, coppi e pianelle, ma anche di erri in pietra e terracotta. Si tratta, quindi, di una particolare tipologia di cicogne, del tutto originale ed intimamente legata alle articolazioni economiche e sociali di questo territorio. Le testimonianze di cicogne di questo tipo sono numerose, ancora visibili in molti edifici storici delle tante frazioni del Comune. Esse trovano un puntuale riscontro nella documentazione fotografica del volume. Quest’opera, quindi, aggiunge un altro importante tassello alla conoscenza e alla valorizzazione del patrimonio paesaggistico ed architettonico di Pievebovigliana. Un patrimonio di grande valore, ancora tutto da scoprire. I risultati delle ricerche presenti in questo volume, nel contesto territoriale dell’intero Appennino dell’Italia centrale, assegnano a Pievebovigliana, alla sua storia e alle sue attività artigianali, un ruolo di primo piano e di fondamentale importanza. Con maggiore consapevolezza sul valore storico ed artistico delle pietre e delle terrecotte che rappresentano l’identità più profonda del nostro paese, potremo, d’ora in poi, soffermarci ad ammirare queste cicogne, frutto del sapiente ed antico lavoro dei nostri antenati.